Vita da freelance

In Italia esistono circa 1.800.000 lavoratori che operano nel segmento del lavoro intellettuale autonomo, i cosiddetti “lavoratori della conoscenza”, che esercitano attività individuale con partita IVA o contratti a progetto. Sono grafici, pubblicitari, informatici, consulenti in direzione d’impresa, formatori, fotografi, autori, ricercatori, art director ecc.

Giovedì 2 febbraio 2012 alle 19, in Via Verona 17 ad  Alessandria, Sergio Bologna e Dario Banfi saranno ospiti di lab121 per la presentazione del libro Vita da freelance e un tavolo di discussione e confronto sul mondo del lavoro.

Il Consiglio Nazionale del Lavoro ha censito quasi 200 professioni autonome di questo tipo che rispondono a precise esigenze della nuova economia dei servizi in Italia e che hanno alle spalle numerose associazioni. La specializzazione professionale di queste figure, la loro diffusione e dimensione del fenomeno sono in forte crescita, grazie anche alla flessibilità introdotta nel mercato del lavoro con la Riforma Biagi e le successive modifiche, portando gran parte dei collaboratori ad avere posizioni di lavoro autonomo.

In questo particolare periodo di crisi economica, il fenomeno di fuoriuscita dal mercato del lavoro dipendente di alte professionalità (manager, dirigenti ecc.) ha rinforzato le fila dei lavoratori che operano come consulenti individuali con partita IVA. Spesso per queste figure lavorare “da soli” non è una scelta. A fianco di freelance e lavoratori indipendenti ci sono poi i liberi professionisti iscritti agli Albi. Complessivamente i lavoratori autonomi della conoscenza sono un pubblico trasversale pari a 3 milioni di persone che producono circa l’11% del PIL nazionale.

Che diritti hanno? Qual è il loro futuro? Fare il freelance oggi è sinonimo di libertà accompagnata da difficoltà estreme. Prevede un forte autocontrollo, rispetto di regole non scritte, autonomia, creatività e disciplina. È un’attività in cui occorre aggiornamento continuo e ricerca costante di sinergie alimentate dal networking. Comporta stress e soddisfazione insieme, perché tutto ciò che un lavoratore autonomo fa lo fa da solo, senza uno stipendio a fine mese, cassa integrazione, malattia pagata e altro.

Chi vuole iniziare a lavorare da solo si trova completamente spaesato, in particolare accade ai giovani neolaureati o a chi fuoriesce in maniera forzosa dalle imprese, senza esperienza alcuna di autonomia totale. Spesso ci si affida a un commercialista per comprendere quanto concerne tasse e contributi. Ma per il resto? Lavorare da soli vuol dire rimettersi in gioco ogni giorno. Reinventarsi, perché nulla è dato per rendita da posizione, ma va guadagnato. Significa avere la capacità di trovare il nuovo per sé e per i propri clienti. Da un punto di vista pratico questo significa investire tempo e denaro, usare strumenti adeguati, accedere alle informazioni giuste via Web o tramite associazioni professionali.  Il rischio spesso scoraggia, ma se ben inquadrato e sostenuto da un forte orientamento alla professione può essere facilmente mitigato. La crisi però morde. Tasse, contributi, riscossione di crediti: la complessità aumenta e non esiste in Italia alcun sostegno a reddito o ammortizzatore sociale per queste figure.

Come fare? Lavorare da soli significa prendere coscienza di una serie di compiti che si affiancano alla produzione specialistica di bene e servizi che rappresentano il cuore della propria attività. Gli aspetti gestionali sono importanti quanto la qualità dei servizi offerti per dare sostenibilità al proprio lavoro: molti elementi sono trasversali alle diverse professioni. Significà però anche comprendee che da soli non si va lontano e che occorre una coalizione tra lavoratori professionali di nuova generazione, per rivendicare diritti e tra questi, il primo e fondamentale, quello della rappresentanza. I freelance oggi sono a un bivio, tra individualismo e cooperazione. Che cosa sta accadendo in Italia e quali scelte stanno facendo i freelance europei o americani? Chi li rappresenta?

Sergio Bologna e Dario Banfi cercano di rispondere a queste domande, affrontando alcuni nodi del lavoro professionale autonomo a partire dalla necessità o meno di assegnare a nuovi ordini professionali la tutela di queste professioni.

Per i due autori – seguendo la spinta dei movimenti europei e soprattutto l’esempio della Freelancers Union americana – non servono nuove corporazioni, ma coalizioni di nuova generazione, capaci di unire forze eterogenee e fare emergere l’importanza dell’autonomia nella società italiana e nel sistema di Welfare, dove i freelance sono veri e propri “fantasmi” senza diritti e senza tutele. Il valore del lavoro (anche nella sua corretta ed equilibrata valutazione economica) e la dignità sono la controparte della professionalità e dell’autonomia, del rischio e dell’impegno incessante che chi affronta il mercato del lavoro oggi in maniera indipendente deve necessariamente mettere in campo ogni giorno.

L’etica del successo, la retorica del talento, la forzata rappresentazione dell’imprenditore di se stesso non sono sufficienti per mantenere in vita la vita da freelance. Serve un passo avanti, verso la coalizione tra lavoratori indipendenti e la condivisione di nuovi modelli di cooperazione, mutualismo e partecipazione attiva utili a creare il giusto spazio sociale per esercitare il proprio lavoro.

BIOGRAFIE 

Sergio Bologna (Trieste 1937) ha insegnato Storia del Movimento operaio e della società industriale in diversi atenei in Italia e all’estero dal 1966 al 1983. Negli anni settanta ha diretto la rivista “Primo Maggio”. Dal 1985 svolge attività di consulenza per grandi imprese e istituzioni. Ha curato (con Andrea Fumagalli) Il lavoro autonomo di seconda generazione (Feltrinelli 1997) e scritto Ceti medi senza futuro? (Derive e Approdi 2007). È tra gli animatori dell’Associazione consulenti terziario avanzato (Acta).

Dario Banfi (Tradate 1971) è giornalista professionista e freelance. Coautore di Lavoro in frantumi (Ombre Corte, 2011); Condizioni e identità nel lavoro professionale (Derive & Approdi, 2008) e autore di Liberi professionisti digitali (Apogeo, 2006) è specializzato in mercato del Lavoro, management e ICT. Già collaboratore del Sole 24 Ore e consulente del Ministero del Lavoro, scrive per numerosi periodici e pubblicazioni di editoria specializzata e online. Libero professionista, svolge anche attività di consulente in comunicazione d’impresa e nuovi media. È nel Consiglio Direttivo dell’Associazione consulenti terziario avanzato (Acta). Laureato in filosofia, cura il blog personale Humanitech.it dedicato al lavoro professionale autonomo.

Sergio Bologna e Dario Banfi saranno ospiti di lab121 per la presentazione del libro Vita da freelance e un tavolo di discussione e confronto sul mondo del lavoro il 2 febbraio 2012 alle 19 in Via Verona – 17 Alessandria.