Antonio ingegnere tra Italia e Germania. Coworker lab121

Tutti coloro che frequentano lab121 conoscono Antonio, coworker residente, ingegnere puntuale e preciso fin nel DNA, sempre pronto a dare una mano e a condividere. Antonio infatti, oltre a condividere gli stumenti di lavoro, partecipare ad incontri su open hardware e open software, è uno dei maggiori fornitori di libri per il bookcrossing e ha partecipato anche al baratto verde. Insomma, un vero coworker!

antonio cerullo1. Presentati. Da dove vieni? Che cosa hai studiato? Dove hai vissuto? Cosa volevi fare da piccolo?

Ciao, mi chiamo Antonio, sono nato e cresciuto ad Avigliana, in provincia di Torino, un paese a misura d’uomo finché qualcuno non ebbe l’insana idea di costruire l’autostrada Torino – Frejus e aprire due uscite ad Avigliana.
Da quel giorno anche i fienili hanno iniziato ad essere venduti al prezzo di ville con finiture di lusso. Così, ho deciso di emigrare in un posto in cui  fosse possibile avere una casa indipendente al prezzo di un minialloggio in periferia a Torino, così eccomi qua.

Ho studiato ingegneria, è assolutamente quello che avrei voluto studiare fin da bambino, assieme a medicina, dovevo capire come funzionano internamente le cose, o le persone. Ho scelto ingegneria perché ho pensato, a torto o a ragione, non so, che non mi sarebbe piaciuto fare il medico in Italia.

2. Di che cosa ti occupi? e dove?
Lavoro per una software house tedesca come supporto tecnico presso i clienti su tutto il territorio italiano.

3. Per quale ragione hai deciso di utilizzare un centro di coworking come ufficio?
Il coworking  è la mia fissazione personale da ben prima che fosse inventata la parola. Per due motivi: prima perché, cresciuto in una famiglia di 4 fratelli che hanno intrapreso 4 percorsi di studio diversi, ho potuto verificare già in casa quanto fosse potenzialmente esplosiva la cooperazione tra professionalità diverse.
Consiglio a tutti di avere una studentessa di lingue straniere e uno studente di informatica in casa (poi magari anche un medico, un avvocato, un musicista e uno scrittore. Uno studente di agraria anche, se vivete fuori città come capita a me attualmente), tornano utili tutti i giorni.

Secondo perché… insomma… ci avete provato voi a passare 8 – 10 al giorno con degli ingegneri? E’ noiosissimo! 🙂

4. Come sta influendo sul tuo lavoro e vita privata far parte di un centro di coworking?
Sono l’unico tecnico dipendente dalla filiale italiana, poi c’è un venditore.
Le alternative praticabili erano trasferirmi a Carrara o lavorare nel mio studio a casa. La prima improponibile, la seconda, praticata per un anno, mi aveva portato all’alienazione totale dal mondo esterno.
Credo che qualche sociologo potrebbe dimostrarci come, in qualche modo, all’essere umano serva alzarsi dal letto e uscire di casa tutti i giorni. La possibilità di passare le ore lavorative in un contesto professionale, per quanto quasi completamente estraneo alla mia professione specifica, ha assolutamente migliorato la qualità della mia vita lavorativa e ha contribuito a creare quella separazione tra vita professionale e vita privata che, lavorando sistematicamente a casa, tende pericolosamente a sfumare in una indistinta zona grigia.

5. Oltre che consulente sei anche papà, come riesci a bilanciare la vita lavorativa con quella famigliare? I tuoi figli frequentano il coworking?
Conciliare la vita lavorativa con quella privata è notoriamente impossibile.
Per questo motivo ho gli stessi problemi di tutti: se sono in ufficio non sono a casa, amen, faccio del mio meglio. Il centro di coworking mi è però venuto in contro consentendomi di portare i figli in ufficio ogni volta che ho voluto. Non c’è ancora il nido interno, OK, ma i miei figli sono grandicelli, gli basta una scrivania.

5. Un consiglio a coloro che per necessità o vocazione intendono intraprendere attività autonome?
Difficile darne, dato che io sono dipendente per vocazione. Però, indubbiamente, quale che sia la vostra idea imprenditoriale, avete il dovere di provarci e, immagino, potreste trovare conveniente muovere i primi passi appoggiandovi ad un centro di coworking piuttosto che isolandovi in una vostra sede.

Grazie Antonio!